Aiuto sempre gli altri
Faccio al posto di... anche quando quella mansione non mi compete
Sono sempre disponibile
Rimango in silenzio anche quando sono contrario...
Quando faccio qualcosa di piacevole per me, mi sento in colpa...
Queste sono alcune delle frasi dei pazienti che hanno chiesto il mio aiuto. Magari sarà capitato anche a te di trovarti in questa situazione: Più risolvi i problemi degli altri, più te ne portano; Più sei disponibile, più gli altri ti chiedono disponibilità, Più dai e meno senti ricevere,....
se ti trovi in questa modalità relazionale, con molta probabilità sei intrappolato nel copinione della prostituzione relazionale.
Comprendo che il concetto è forte e arriva come un pugno dritto sul naso, ma questa suggestione viene ancora una volta dalla psicoterapia e forse merita di essere considerata. La prostituzione relazionale è un fenomeno altamente diffuso nella società odierna; si tratta di un'espressione volutamente provocatoria, che esprime le conseguenze di un atteggiamento comunicativo eccessivamente accondiscendente, che corrisponde a: "Mai deludere gli altri".
Come un cane San Bernardo dedito al soccorso e all’aiuto anche in condizioni estreme o mamme, mogli, professioniste con un’indole che farebbe invidia a “Wonder Woman”.
La “prostituta relazionale” è quella persona che, per sentirsi apprezzata, per ottenere il consenso, l'approvazione e la riconoscenza degli altri antepone i bisogni altrui ai propri. La persona è eccessivamente disponibile e sempre attenta a quello che gli altri pensano, fanno, potrebbero pensare o fare, perdendo di vista se stessa perché, continuamente, da importanza al giudizio degli altri più che al proprio. E' dal giudizio degli altri che non riesce a liberarsi finendo col distorcere completamente le relazioni.
Una persona che ci sostiene, che tiene conto dei nostri bisogni e delle nostre necessità è gratificante, ma ognuno di noi sa che è tutta un'altra cosa avere a che fare con una persona che è sempre accondiscendente.
Questo atteggiamento è molto insidioso, perché “può frequentemente diventare una vera e propria forma di patologia, dal momento che distorce le relazioni, e la tragedia di queste persone è che, alla fine, sono le più sole, perché sentono di esistere per quello che fanno, non per quello che sono.
La buona notizia è che c’è sempre una via d’uscita!
Se c’è un problema, c’è una soluzione. E la consapevolezza di essere entrati in un loop di questo tipo è condizione necessaria, seppur non ancora sufficiente, per uscirne.
Un percorso psicologico, in questi casi, aiuta la persona a rompere questa rigida modalità comunicativa, ad affermare i propri bisogni. Un semplice piccolo “no” al giorno, una piccola e controllata posizione comunicativa, ripetuti ogni giorno in situazioni diverse, è come una valanga che diventa una forza inarrestabile....
fino a quando si riesce a dire a se stessi: "gli altri mi accettano per quello che sono, anche quando metto al primo posto i miei bisogni".