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CONCENTRAZIONE E STUDIO: come migliorarli?

Stress, ansia, meno concentrazione e un aumento dei problemi psicologici che alcuni studi hanno quantificato al 24%, è l’identikit della generazione ‘in didattica a distanza’ che emerge dai dati di diverse ricerche in ambito psicologico.

Anche Matteo (nome di fantasia in rispetto della privacy), preferisce andare all’Università rispetto alla Dad. L’aspetto che gli manca di più è l’interazione con i colleghi. “Stare attaccato al computer per più di cinque ore è molto pesante. Non riesco a concentrarmi, molte volte mi allontano dallo schermo durante le lezioni e faccio altro. Sicuramente comprometterà moltissimo la mia preparazione: non riuscendo a seguire la lezione, devo studiare molto di più in autonomia”, rivela al telefono il giovane di 23 anni, che frequentava l’università fuori città. “Ho sempre avuto ottimi risultati agli esami, studiando con frequenza e impegno fino al secondo anno di università. Da un anno a questa parte però non riesco più a concentrarmi, vorrei studiare meglio, essere più preparato e quando questo non accade rimando gli esami”.
Matteo si impone di stare seduto sui libri per più di 10 ore al giorno, cinque al mattino in Dad e poi tutto il pomeriggio, con il risultato che la sua mente finisce per vagare e rimprovera continuamente se stesso di non ottenere lo stesso rendimento degli anni passati. Ad una mia domanda: Questo problema si è manifestato gradualmente o avuto un inizio improvviso, legato a qualche avvenimento?
Matteo mi racconta che dopo aver rimandato un esame per la paura di fallire, la prima volta nella sua vita, poi via, via, ha iniziato a rinviare tutti gli esami ed è diventata una costante. 
La paura di fallire nutre la necessità di avere tutto sotto controllo, per questo Matteo si impone di studiare per molte ore al giorno e con il tentativo ossessivo di perseguire il massimo del profitto, finisce con il sovraccaricare la propria mente, ottenendo il minimo.

Ho fornito a Matteo un'indicazione "soft", per cominciare ad attuare un cambiamento piccolo e graduale, inserendo una pausa piacevole: una passeggiata, un caffè con un amico o altro. Iniziando ad inserire nella sua giornata piena di doveri, una piccola oasi piacevole. Allentare il controllo, in modo da accettare che il nostro studio è imperfetto, e contrastare la paura è stato il primo passo per aiutare Matteo.
Alla telefonata successiva Matteo riferisce che le cose vanno un po' meglio, è ancora molto giudicante ed esigente verso se stesso, ma si rende conto che la pausa non ha compromesso lo studio, anzi, gli è servita per staccare la spina: dopo l’interruzione piacevole studia infatti con maggior profitto.

La maggior parte degli studenti pensa che fare pausa possa essere solo una perdita di tempo. Contrariamente a questo pensiero comune, lo studio è come un processo analogo all’allenamento in palestra. I muscoli non crescono mentre si pompa ghisa in una sala pesi, crescono dopo averlo fatto, come conseguenza dello sforzo, proprio mentre ci si riposa.
Lo stesso accade per l’apprendimento. Noi sforziamo la mente, la mettiamo alla prova, la nutriamo di informazioni nuove da comprendere e rielaborare ma è poi nelle pause e nel sonno che quelle informazioni si consolidano e si trasformano in vera conoscenza.
Inoltre, è nelle fasi di riposo che la mente libera lo spazio necessario ad imparare qualcosa di nuovo per il giorno successivo.
Senza il giusto tempo di riposo, insomma, non c’è modo di imparare efficacemente. 

Bibliografia:
Nardone G., Salvini A. 2013. “Dizionario internazionale di Psicoterapia”. Garzanti
Alessandro Bartoletti. Lo studente strategico. Come risolvere rapidamente i problemi di studio . Ponte delle Grazie
Nardone G., Aiutare i genitori ad aiutare i figli. Ponte alle Grazie